Un semplicissimo esperimento per dimostrare “l’effetto Joule” della corrente elettrica, grazie al surriscaldamento di una bobina di filo percorsa dalla corrente. A dispetto della semplicità costruttiva, ha anche alcune applicazioni pratiche nel modellismo dinamico come innesco per piccoli razzi.
Prendiamo il filo di rame smaltato e avvolgiamolo strettamente attorno alla capocchia del fiammifero, a metà tra la zona ricoperta dalla sostanza chimica d’innesco e il gambo di legno. Sono necessarie almeno 30-40 spire, anche sovrapposte tra loro, per far si che la corrente produca un riscaldamento sufficiente a far partire la reazione di combustione.
Con il cutter spella i capi del filo smaltato, quelli che poi andranno a contatto con i poli della batteria. Fatto ciò, prendi i due capi spellati e appoggiali sui terminali della batteria (fai attenzione a non toccare il metallo nudo con le mani e a non corto circuitare il filo). Dopo qualche istante il fiammifero prenderà fuoco. E’ un’operazione abbastanza distruttiva per la batteria, e se il contatto si prolunga per alcuni minuti essa si scalderà e si scaricherà in pochissimo tempo.
Cosa abbiamo visto? L’energia elettrica in un circuito chiuso tende a dissiparsi al di fuori del conduttore sotto forma di calore, la forma più semplice di energia che conosciamo. Quando il conduttore forma delle spire (quello che in elettronica viene chiamata “induttanza” o più comunemente “bobina”), il campo magnetico prodotto dalla circolazione della corrente stessa “risuona” aumentando notevolmente la dispersione di energia.